La Castagna

Il Paese di
Sinopoli


 

castagne
di qualita domestica
nel nostro dialetto
sono dette
"nzerti"

I boschi di castagno da frutto che per undici mesi sono regno assoluto di caprini, ovini e bovini che incustoditi pascolano il sottobosco, all' inizio del mese di ottobre, come per incanto, si popolano di gente indaffarata e rancolare, sarchiare, bruciare sterpi e ricci rimasti sul suolo dall'anno precedente; spire di fumo filtrano attraverso le folte chiome degli alberi maestosi per riunirsi in alto a formare una nuvola rada e argentea. Non più belati, bramiti o mugiti di bestie al pascolo, ma voci e richiami umani e, talvolta anche qualche canzone, se pure a voce sommessa.
La raccolta delle castagne non dura più di due settimane, in genere dal 15 al 31 ottobre. La data dell'inizio può essere condizionata dall'andamento stagionale, quindi anticipata o posticipata di qualche giorno. Non così per la fine della raccolta che per il proprietario deve avere termine alla data del 31 ottobre. Infatti, per antica consuetudine, col primo novembre l'accesso nei castagneti è consentito a chiunque, e un detto locale recita "i tutti i santi castagni a rranti" (il giorno di Ognisanti tutti a racimolare castagne!). La consuetudine anticamente sarà stata dettata da motivi sociali: i poveri avrebbero avuto così la possibilità di procurarsi l'indispensabile a superare i rigori dell'inverno, specialmente in tempi di carestia.
Il tronco del castagno è coperto da una corteccia di colore grigio scuro molto rugosa. Il diametro del tronco può ragingere dimensioni considerevoli, le foglie sono grasse, coriacee, caduche a forma lanceolata, con margine seghettato; la pagina superiore e glabra di colore verde scuro, lucente; quella inferiore è di tonalità più pallida. I fiori, unisessuali, si trovano nella medesima pianta, nel nostro dialetto sono detti "i surfareji" . La fioritura è tardiva e avviene in giugno, il frutto spesso cade al suolo assieme al riccio che è coperto da pungenti oculei e che si fende in 3 o 4 valve.
Il castagno nostrano, detto castagno europeo o castagno comune è pianta di notevole longevità e vigoria, può raggiungere i trenta metri di altezza è ha chioma folta.
I boschi di castagno si possono dividere in due famiglie: quelli cedui, allevati esclusivamente per lutilizazione del legno, e quelli da frutto. Questi due tipi fondamentali da noi sono distinti anche nel nome: il bosco ceduo è detto "castanitu" (castagneto) e quello da frutto "castagnari" (alberi delle castagne). Gli alberi da frutto producono tre qualità di castagne: selvatiche, domestiche e marroni.
La raccoglitice di castagne procede con un paniere o con un grembiule o la gonna succinti per riporvi le castagne che man mano raccatta. La raccolta delle castagne sarebbe certamente meno faticosa di quella delle olive se i frutti non fossero inframmezzati ai pungenti ricci e spesso ancora contenuti negli stessi.

"U castanitu":
il castagneto, si tratta
di alberi di castagno utilizati
esclusivamente per
l'utilizzazione del legno
poichè la qualità delle castagne
prodotte è scadente;
nel dialetto nostrano sono dette
"curci"

"i castagnari":
alberi di castagno da frutto
che producono le castagne
domestiche
dette nel dialetto nostrano
"nzerti"

Nella nostra provincia esistono tre tipi di castagne: quella selvatica, minuta e perciò detta "curcia", vi è poi la castagna domestica detta "nzerta" , ed infine ne esiste un tipo intermedio detta "curcia nzerta e napulitana" .
Le castagne portate a casa debono essere selezionate per togliere quelle bacate o troppo minute; quelle di scarto sono utilizzate per l'alimentazione del bestiame, specialmente dei maiali che se nutriti con le castagne danno una carne veramente squisita.
Le castagne possono essere consumate fresche, lessate con la buccia, le cosiddette ballotte, ma anche con la sola pellicola e insaporite con un pizzico di sale; arrostite, le cosiddette caldarroste, in dialetto "pastiji", nel qual caso bisogna avere l'accortezza di incidere la prima la buccia per favorire la fuoriuscita dei gas prodotti durante la cottura ed evitare così pericolosi scoppi simili a petardi; per arrostire le castagne nei tempi andati si faceva uso di un tegame di terracotta col fondo bucarellato detto "testu", oggi sostituito da una padella di metallo munita di manico e sempre col fondo bucherellato "u pastijaru"
Nei luoghi di produzione, le castagne, ancora oggi, per la maggior parte vengono infornate e conservate per l'inverno.
Fino a molti anni fà, durante la raccolta, i ragazzi con le castagne ci giocavano, le sovrapponevano formando una piramide detta "chicchirozzo" che poi cercavano di abbattere col lancio di una grossa castagna detta "mbaju".
Da quanto detto fin qui si evince che nei tempi passati le castagne non solo costituivano una parte non secondaria della nostra alimentazione, ma rappresentavano un discreto reddito per l'economia montana.

 

"nzerta"
cioe domestica
di ottima qualità

"curcia"
cioè selvatica
di qualità non buona

 

Castagno secolare

 

Estratto da "A DERA" di Giuseppe Misitano